Spiritualità nel pensiero e nell’opera di un grande santo: Benedetto da Norcia. Quando la coerenza tra vita e pensiero diventano una vera forza che trascina e modello da imitare. Perché parlarne? Perché soffermarci a riflettere? Per rinnovare l’agire e rendere fecondo l’agire.
Nella nostra vita quotidiana non abbiamo più nessuna percezione della presenza di Dio. Si parla di “laicizzazione” del mondo, così che si vengono a creare due percorsi: da un lato il puro e semplice impegno in favore degli uomini, in vista di una maggiore solidarietà umana; dall’altro, un ritorno alla propria intimità, alla meditazione come via per la separazione dalla confusione del mondo. Due percorsi che spesso procedono separati. Al punto che le persone impegnate nel mondo non hanno più tempo per la meditazione, mentre i “mistici” trovano l’impegno nel mondo troppo banale. Eppure, Benedetto potrebbe insegnarci una felice sintesi di azione e contemplazione, poiché egli non vede una separazione tra la nostra intimità e l’impegno esterno, fra la relazione con Dio e lo stare nel mondo. La prima e unica fonte per conoscere la figura e la vita di san Benedetto è il II libro dei Dialoghi di san Gregorio Magno, scritti tra il 593 e il 594. Citando le fonti da cui ha attinto, questo grande papa presenta il Patriarca del monachesimo occidentale con l’intenzione di indicare il modello di ogni vita monastica.
Da queste pagine Benedetto emerge come icona ideale dell’uomo di Dio, dell’amico di Dio, paragonabile alle grandi figure bibliche di Abramo, Mosè, Davide, Elia, Pietro. Il racconto trabocca di miracoli. La ragione è esposta dallo stesso Gregorio in una lettera al vescovo di Siracusa, Massimino: i miracoli dimostrano che Dio non ha abbandonato il suo popolo, mantengono viva la speranza cristiana in tempi particolarmente difficili e aiutano a comprendere la Scrittura. Quest’opera così importante per introdursi alla conoscenza di san Benedetto è disponibile in varie edizioni recenti, con testo latino e versione italiana. Ne segnaliamo alcune. San Benedetto da Norcia. Patrono d’Europa e fondatore dell’Ordine Benedettino, la sua vita e il suo insegnamento continuano a esercitare un’incalcolabile influenza ancora oggi. San Benedetto nacque nel 480 d.C. in Umbria, Italia, da una famiglia nobile. Fin da giovane, mostrò un profondo interesse per la vita spirituale. Dopo aver completato gli studi a Roma, si ritirò a vivere da eremita a Subiaco, dove condusse una vita di preghiera, meditazione e austerità. Fu proprio a Subiaco che San Benedetto scrisse la sua Regola, un testo fondamentale che avrebbe plasmato la vita monastica occidentale per secoli a venire.
La Regola di San Benedetto è un equilibrio tra disciplina e flessibilità, basata sui principi della stabilità, dell’obbedienza e della conversione di vita. Questi principi rimasero centrali nel monachesimo occidentale e influenzarono profondamente l’intera cultura europea.
Uno degli aspetti più significativi della vita di San Benedetto è il suo ruolo nella cristianizzazione dell’Europa. Attraverso la fondazione di monasteri e l’insegnamento della Regola, contribuì alla diffusione del Cristianesimo nel continente. I monasteri benedettini divennero centri di cultura, educazione e carità, stabilendo un legame indissolubile tra fede e cultura. La festa di San Benedetto cade il 21 marzo di ogni anno, giorno in cui si commemorano la sua vita e il suo contributo alla Chiesa e alla società. Questo giorno è un’occasione per i fedeli di riflettere sulle virtù del santo e di trarre ispirazione dalla sua vita di preghiera, lavoro e carità. Il significato cristiano di San Benedetto va oltre la sua stessa vita terrena. Egli è considerato il patrono d’Europa per la sua profonda influenza nella formazione dell’identità cristiana del continente. Il suo insegnamento sulla ricerca di Dio nella vita quotidiana, sull’equilibrio tra preghiera e lavoro, e sulla comunione fraterna rimangono attuali anche oggi.
In un’epoca in cui l’Europa e il mondo intero affrontano sfide spirituali e culturali, la figura di San Benedetto continua a offrire un punto di riferimento e un modello di santità e impegno sociale. La sua vita e la sua Regola ci ricordano l’importanza di cercare Dio in tutte le cose e di impegnarci per il bene comune, portando così avanti il suo leggendario motto: “Ora et labora” – prega e lavora. Per San Benedetto, tutta quanta la nostra vita si svolge alla presenza di Dio. Dovunque ci troviamo, abbiamo a che fare con Dio, anche nelle faccende quotidiane più banali. Così, è nelle realtà del mondo che si manifesta la presenza di Dio. Cosa significhi esattamente vivere alla presenza di Dio, Benedetto lo dice nel quarto capitolo della Regola: “essere sempre consapevoli che Dio ci vede in ogni luogo”. Secondo Benedetto, vivere alla presenza di Dio coinvolge tutti gli ambiti della vita umana: preghiera, lavoro, rapporto con la creazione e relazioni con il prossimo. “Solidarietà”, questa grande parola d’ordine del nostro tempo, per Benedetto non è in antitesi a un ardente amore per Dio. La dimensione sociale è già di per sé religiosa. Perché nei fratelli incontriamo Cristo stesso. La fede dunque si esprime in un rapporto nuovo degli uni con gli altri. Questo, per Benedetto, è il grande principio del vero umanesimo.
Benedetto può aiutarci a comportarci con questa fede gli uni verso gli altri, ad affrontare i problemi interpersonali, le tensioni, le antipatie, le aggressività alla luce della reale presenza di Cristo nell’altro. Al di là dei nostri pretesti e barriere insormontabili che noi stessi edifichiamo, Benedetto può aiutarci a prendere la presenza di Cristo nel fratello abbastanza sul serio da far sì che sia essa a guidare il nostro comportamento, i nostri atteggiamenti, le nostre parole e il nostro modo di vedere. Ecco perché il messaggio di Benedetto è quanto mai attuale. Oltre a questo mettiamo anche un ultimo aspetto: quello di vederlo anche come un grande esorcista. Per chi non conosce la Medaglia di San Benedetto, è un sacramentale riconosciuto dalla Chiesa cattolica con grande potere di esorcismo e di liberazione dalle influenze demoniache. Come ogni sacramentale, il suo potere non risiede nel fatto che sia una medaglia bella e benedetta e contenga una preghiera incisa. Non cadiamo in questa superstizione! Il suo potere risiede in Cristo stesso, che lo concede alla Chiesa attraverso la fervente disposizione di chi usa la medaglia. Agisci con fede!
Prof.ssa Maria Pia Cirolla – Teologa
immagini dal web