Essendo sterili e anziani non avevano avuto figli e questo era considerato per gli ebrei un segno della mancanza della benedizione e del favore divini. I due si ritirarono in disparte per pregare e ottenere da Dio la grazia che arrivò con l’annuncio di un Angelo: “Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai e si parlerà della tua prole in tutto il mondo”.
Nel cammino che desideriamo fare e proporre, ci siamo soffermati su due delle più belle e affascinanti figure, i Santi Anna e Gioacchino, che nella tradizione sono i genitori di Maria, Madre di Dio e Nostra. Il culto dei genitori della Vergine Maria fu tardivo in Occidente, con inizio timido intorno al 900-1000, mentre nell’Oriente cristiano già nel VI secolo si avevano manifestazioni liturgiche rilevanti, specialmente in collegamento con le feste mariane quali la Concezione e la Natività. Fu Papa Gregorio XII a unificare nel 1584 la loro festa liturgica al 26 luglio. Il nome di Anna deriva dall’ebraico Hannah (Grazia) mentre Gioacchino significa, sempre dall’ebraico, “Dio rende forti”. Nonostante di Sant’Anna ci siano poche notizie e per giunta provenienti non da testi ufficiali e canonici, il suo culto è estremamente diffuso sia in Oriente che in Occidente. Paradossalmente delle due figure così importanti nella storia della salvezza non vi è alcuna traccia nei Vangeli canonici.

Di loro viene trattato ampiamente nel Protovangelo di S. Giacomo, un vangelo apocrifo del II secolo. Le elaborazioni posteriori di tale documento aggiunsero via via altri particolari, che soltanto la devozione andava dettando. Anna era una israelita della tribù di Giuda, figlia del sacerdote betlemita Mathan, con discendenza quindi dalla stirpe davidica. Il “Protovangelo di san Giacomo” narra che Gioacchino, sposo di Anna, era un uomo pio e molto ricco e abitava vicino Gerusalemme, nei pressi della fonte Piscina Probatica; un giorno mentre stava portando le sue abbondanti offerte al Tempio come faceva ogni anno, il gran sacerdote Ruben lo fermò dicendogli: “Tu non hai il diritto di farlo per primo, perché non hai generato prole”. Gioacchino ed Anna erano sposi che si amavano veramente, ma non avevano figli e ormai data l’età non ne avrebbero più avuti; secondo la mentalità ebraica del tempo, il gran sacerdote scorgeva la maledizione divina su di loro, per il fatto di essere sterili. L’anziano ricco pastore, per l’amore che portava alla sua sposa, non voleva trovarsi un’altra donna per avere un figlio; pertanto addolorato dalle parole del gran sacerdote si recò nell’archivio delle dodici tribù di Israele per verificare se quel che diceva Ruben fosse vero e una volta constatato che tutti gli uomini pii ed osservanti avevano avuto figli, sconvolto non ebbe il coraggio di tornare a casa e si ritirò in una sua terra di montagna e per quaranta giorni e quaranta notti supplicò l’aiuto di Dio fra lacrime, preghiere e digiuni. Anche Anna soffriva per questa sterilità, a ciò si aggiunse la sofferenza per questa ‘fuga’ del marito; quindi si mise in intensa preghiera chiedendo a Dio di esaudire la loro implorazione di avere un figlio.

Durante la preghiera le apparve un Angelo che le annunciò: “Anna, Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai e si parlerà della tua prole in tutto il mondo”. Così avvenne e dopo alcuni mesi Anna partorì. Il “Protovangelo di san Giacomo” conclude: Trascorsi i giorni necessari si purificò, diede la poppa alla bimba chiamandola Maria, ossia “prediletta del Signore”. Il culto di Gioacchino e di Anna si diffuse prima in Oriente e poi in Occidente (anche a seguito delle numerose reliquie portate dalle Crociate). La prima manifestazione del culto in Oriente, risale al tempo di Giustiniano, che fece costruire nel 550 circa a Costantinopoli una chiesa in onore di Sant’Anna. L’affermazione del culto in Occidente fu graduale e più tarda nel tempo, la sua immagine si trova già tra i mosaici dell’arco trionfale di S. Maria Maggiore (sec. V) e tra gli affreschi di S. Maria Antiqua (sec. VII); ma il suo culto cominciò verso il X secolo a Napoli e poi man mano estendendosi in altre località, fino a raggiungere la massima diffusione nel XV secolo, al punto che Papa Gregorio XIII (1502-1585), decise nel 1584 di inserire la celebrazione di Sant’ Anna nel Messale Romano, estendendola a tutta la Chiesa; ma il suo culto fu più intenso nei Paesi dell’Europa Settentrionale anche grazie al libro di Giovanni Trithemius “Tractatus de laudibus sanctissimae Annae” (Magonza, 1494).

Gioacchino fu lasciato discretamente in disparte per lunghi secoli e poi inserito nelle celebrazioni in data diversa; Anna il 25 luglio dai Greci in Oriente e il 26 luglio dai Latini in Occidente, Gioacchino dal 1584 venne ricordato prima il 20 marzo, poi nel 1788 alla domenica dell’ottava dell’Assunta, nel 1913 si stabilì il 16 agosto, fino a ricongiungersi nel nuovo calendario liturgico, alla sua consorte il 26 luglio. La madre della Vergine, è titolare di svariati patronati quasi tutti legati a Maria; poiché portò nel suo grembo la speranza del mondo, il suo mantello è verde, per questo in Bretagna dove le sono devotissimi, è invocata per la raccolta del fieno; poiché custodì Maria come gioiello in uno scrigno, è patrona di orefici e bottai; protegge i minatori, falegnami, carpentieri, ebanisti e tornitori. Perché insegnò alla Vergine a pulire la casa, a cucire, tessere, è patrona dei fabbricanti di scope, dei tessitori, dei sarti, fabbricanti e commercianti di tele per la casa e biancheria. È soprattutto patrona delle madri di famiglia, delle vedove ed è invocata nei parti difficili e contro la sterilità coniugale.

Le partorienti a lei si rivolgono per ottenere da Dio tre grandi favori: un parto felice, un figlio sano e latte sufficiente per poterlo allevare. Alla luce di queste indicazioni, possiamo cogliere dalla riflessione su queste due figure come il pensiero umano, nel limitato cammino terreno, mai o quasi mai coincide con quello divino. La coppia considerata nella tradizione del proprio popolo indegna perché non benedetta per la mancata venuta di un figlio, appare non solo ben voluta ma benedetta dalla “volontà divina”. Un controsenso, una contraddizione per i fruitori accaniti della legge umana. Dio lungamente e sommamente sovrasta e si discosta dal pensiero delle creature, che pur essendo ligi all’osservanza, sono ben lontane dalla misericordia e dall’amore predisposto dal Cielo. Cerchiamo di vivere alla sequela di figure come queste, non come modalità meramente devozionale, ma come guida certa per percorrere il duro cammino che la vita, alcune volte riserva, per rendere lode, per alzare lo sguardo dalle nostre miserie, mediocrità di servizio, dalle nostre trasformazioni spirituali che gettano nel caos o nello scandalo, per non essere tra coloro che, incontrati e visti, siamo respinti dalle braccia del Signore, perché? Non abbiamo saputo rispondere con amore all’Amore. Lasciamo al termine di questo breve percorso, una delle più belle preghiere rivolte a Sant’ Anna del Cardinal Comastri.

Preghiera a Sant’Anna
Sant’Anna, in te si è compiuto il sogno di ogni mamma: tu sei stata felice a motivo della tua figlia, che è la donna benedetta fra tutte le donne della terra.

Sant’Annua, accompagnami in questo tempo di attesa affinché la vita sbocciata nel mio grembo senta la gioia grande del mio cuore e l’affetto del padre e di tutta la famiglia.

Sant’Anna, diventare mamma è una grande missione, diventare mamma è un meraviglioso impegno: preparami, accompagnami, guidami proteggimi nell’ora trepidante del parto.

Sant’Anna, la creatura che cresce sotto il mio cuore l’affido a Te, la consegno a Maria: insieme al mio sposo, fa’ che diventiamo una culla bella di amore vero affinché in noi si senta che c’è Dio, vera ricchezza della casa e unica gioia dei figli.

Amen.


+ Angelo Comastri 
Vicario Generale del Santo Padre per la Città del Vaticano

Prof.ssa Maria Pia Cirolla – Teologa