Diamo spazio alle riflessioni della professoressa Maria Pia Cirolla, dottore in Teologia della Vita Consacrata
MEDITAZIONE SULL’AGONIA DI GESU’ NELL’ORTO DEGLI ULIVI
Il percorso che viene proposto in questo passaggio in preparazione della Settimana Santa è quella di riflettere su due aspetti importanti della vita di Gesù: quella della solitudine dell’Orto degli Ulivi o Getsemani dopo l’Ultima Cena fatta con i suoi discepoli e la questione del silenzio nella solitudine di Dio.
Il primo aspetto dell’agonia, così viene definita da molti teologi e critici biblici, va soggetto a molte interpretazioni. La cosa principale da sottolineare è che nel momento in cui Gesù sa che è giunta l’ora di dimostrare al mondo la grandezza e la profondità dell’Amore di Dio, ha un atteggiamento non di tribolazione bensì di angoscia, paura, terrore e “suda sangue”.
L’Orto degli Ulivi che precede l’arresto e il proseguo della Passione che dovrà sopportare per amore, rappresentano il culmine dell’umanità di Dio nella Sua divinità. L’atteggiamento che Gesù ha è quello dell’agonia: perché?
Prima di tutto a livello umano sperimenta l’abbandono in quell’ora di prova da parte dei suoi più intimi. Tutti i discepoli si lasciano andare al sonno e lasciano solo Gesù nel momento in cui gli viene comunicato di “bere il calice” quello della Sua prova più dolorosa. Il secondo aspetto è il buio che circonda la scena della preghiera di Gesù. La notte è considerata una fase di particolare oscurità, a causa già della poca luminosità, ma la peggiore delle considerazioni è che il buio è accompagnato dalla solitudine.
In questo primo aspetto riflettiamo con le parole di una grande Santa Teresa di Gesù (d’Avila) che nei suoi scritti mette in evidenza tanti aspetti nella vita di preghiera utili per trovare raccoglimento e consolazione: “Tutto manca, non Voi, o Creatore del Tutto che mai lasciate soffrire chi Vi ama! Con quanta delicatezza, Signore, con che tenera attenzione li sapete consolare! (dal Libro della Vita capitolo 25 versetto 17). E ancora si legge in alcune frasi della Santa spagnola: “Gesù è un amico che non si meraviglia delle nostre debolezze e con il quale si può trattare (cioè parlare) a tutte le ore” (dal Libro della Vita capitolo 37 versetto 5).
Queste due brevi frasi della mistica spagnola, ci vogliono aiutare a comprendere che, nonostante la nostra paura, nonostante i nostri tradimenti e del nostro peccato, Gesù non ci giudica per ciò che dimostriamo realmente di essere, ma ci accoglie, ci ama, ci incoraggia e ci dice che per questo è venuto Lui, non per condannare ma per portare a compimento un’azione in nostro favore.
In questo un ruolo importante ce l’ha la preghiera, che, sempre per usare alcune espressioni della Mistica e Santa Spagnola, Teresa d’Avila, è la via privilegiata con la quale io posso entrare in dialogo con Dio; posso attraverso la preghiera stare in compagnia di Dio, lasciare che sia Lui a parlare al mio cuore, alla mia vita e lasciare che sia Lui a illuminare quelle oscurità o tenebre che avvolgono il mio cammino. Dice a tal proposito: “L’orazione (ovvero la preghiera) è un’azione di desiderio a cui tendiamo, che consiste non nel molto pensare ma nel molto amare” (dal Libro le Quarte Mansioni capitolo IV versetto 7).
L’altro aspetto che qui prenderemo in esame è quello della solitudine nel silenzio!
Spesso, in questo mondo frenetico, e nel mondo di adolescenti in crescita, sono molte le occasioni che portano al chiasso, alla mancanza di possibilità di potersi mettere in ascolto della voce della propria anima, che noi chiamiamo coscienza, ed ascoltare la nostra interiorità. Stando insieme nel gruppo, si può avere paura di esprimersi certe volte, paura di dire ciò che io desidero, anche stare in disparte, per ascoltare dove sto andando, chi desidero davvero cercare, perché?
Perché si ha paura del giudizio degli altri, la preoccupazione del venire esclusi dal gruppo o perché ci si può sentir dire che queste cose sono cose da preti e da suore…tipo la preghiera, il silenzio, la solitudine, ecc. ecc. Nella vita di tanti santi mistici, invece, che sono stati esseri umani normali, che sono stati dichiarati santi, per le loro virtù eroiche e perché fondamentalmente hanno obbedito al Vangelo, il silenzio e la solitudine vengono considerati luoghi privilegiati per fare spazio a Dio e lasciarlo agire nella propria vita.
La Pasqua è dunque il passaggio da una fede semplice a una fede adulta, stabilisce un punto importante della crescita della persona umana e cristiana. Il dire desidero essere fedele in Gesù, significherà, tradotto in parole povere, desidero essere un testimone della fede che ho ricevuto e portarla così a compimento. “Ricordate, dice ancora Santa Teresa, ciò che dice s. Agostino, il quale dopo aver cercato Dio in molti luoghi, lo trovò finalmente in sé stesso” (dal Libro Esclamazioni capitolo 28 versetto 1).
“Penso spesso, Signor mio, che quaggiù vi può essere qualche cosa che aiuti a vivere lontano da Voi, questo non sia altro che la solitudine, avendo in essa l’anima la possibilità di riposarsi col suo Riposo (cioè col riposo in Dio!) (dal Libro Esclamazioni capitolo 2 versetto 1).
Questo breve momento di riflessione vuole aiutare a capire il grande tesoro che è custodito in noi e che noi non sappiamo apprezzare o cogliere nella sua bellezza. Spesso il chiasso, la confusione, il gruppo, sono motivo di distrazione e di svago, ma certe volte impediscono all’anima di esprimersi nel suo desiderio profondo, ovvero quello dell’incontro intimo con Dio.
La giovane età o anche le preoccupazioni del vivere da adulti, certe volte unita ai pregiudizi e alla superficialità, portano a credere che questi momenti della vita cristiana e, in questo, anche ricevere la salvezza che passa dalla Croce, sia un atto dovuto, o che devo fare perché mi servirà per essere identificato come un buon cristiano.
Ma non tralasciamo il fatto che questi momenti liturgici, così come una vita di unione sacramentale, sono la via che Dio sceglie per poter comunicare con me, con noi; sì, Dio desidera farsi accogliere da me, mi vuole incontrare personalmente per farmi comprendere la bellezza dell’essere uno con Lui!
Più io sono in sintonia con Lui, più il desiderio di essere uno strumento per Lui aumenta: Gesù nell’Orto soffre, suda sangue, ha paura persino, ma le Sue parole sono quelle che nessuno di noi pronuncia dinnanzi alla sofferenza, alla paura della solitudine, della esclusione dal gruppo, ovvero non la mia ma la Tua volontà sia fatta, Padre!!!
Terminiamo questa meditazione con alcune domande che possono servire per comprendere bene questo momento della vita di Gesù e nostra:
1 – Cosa penso io quando sono solo con me stesso, di Gesù che soffre per amore e viene ucciso, anzi offre la vita per la mia salvezza?
2 – La paura, il dolore, il silenzio: come vivo il rapporto con me stesso quando tutto e tutti mi abbandonano?
3 – La Pasqua e il cammino che l’hanno preceduta, sono per me una via per crescere nella fede in modo personale, o sono solo un mezzo da raggiungere perché mi serve o perché i miei genitori me lo hanno imposto o perché la tradizione me lo propone? Ecco che su questi spunti il cammino di prepararsi a ricevere il dono dei doni può dirsi pronto!”.