“Maria, Modello e Maestra del Silenzio”
Maestra nella Contemplazione, Maestra nella Solitudine
Le immagini che scorrono in questo tempo ad accompagnare la figura di questa Madre, Maria, sono molte. Tante le peculiarità tipiche della tradizione popolare che hanno attraversato il tempo accompagnando la devozione dei popoli, delle varie culture di ogni tempo, in ogni tempo. Quello che oggi desideriamo mettere all’attenzione con questa meditazione, riguarda alcune, per noi, peculiarità che possiamo riscontrare in Maria. La prima è proprio quella di essere una grande maestra del silenzio! Cosa si intende, lo vediamo ora. Nel libro “Maria, donna dei nostri giorni” il Vescovo Don Tonino Bello scrive: “Tra gli appellativi mariani, in cui non sai se ammirare di più la fantasia dei poeti o la tenerezza della pietà popolare, ne ho trovato uno di straordinaria suggestione: Maria, cattedrale del silenzio”. E aggiunge che “Maria è appunto come una cattedrale gotica che custodisce il silenzio, gelosamente. Non lo rompe neppure quando parla. Così come il silenzio del tempio che, là in alto, gioca con le luci colorate delle bifore e con gli intarsi dei capitelli e con le curve dell’abside, non viene rotto ma esaltato dal gemito dell’organo o dalle misteriose cadenze del canto gregoriano, che salgono da giù”. “Ma perché si chiede Maria è cattedrale del silenzio?” E risponde: “Intanto perché è una donna di poche parole. Nel Vangelo parla appena quattro volte: all’annuncio dell’Angelo, quando intona il Magnificat, quando ritrova Gesù nel Tempio e a Cana di Galilea. Poi, dopo aver raccomandato ai servi delle nozze di dare ascolto all’unica parola che conta, lei tace per sempre” (cfr. ibid., Ed. San Paolo, pag. 69). Maria è a un tempo discepola e maestra: sono due condizioni della sua persona che hanno caratteristiche ben marcate, in un qualche modo opposte e, dunque, non sovrapponibili e confondibili. Il silenzio di Maria non è un guscio vuoto: è invece pieno della sua esperienza di preghiera. Da sempre, tutti gli uomini e le donne che hanno cercato Dio nella preghiera hanno trovato nel silenzio il cammino privilegiato per arrivare alle soglie del suo mistero. È nel silenzio la forma più intensa e vera, più viva e vitale della lode a Dio. Senza l’aspetto di silenzio e di quiete, l’esperienza del mistero si fa evanescente fino a scomparire del tutto. Maria insegna che, per l’esperienza religiosa, occorrono il silenzio adorante, lo sguardo penetrante, lo spirito raccolto, la memoria attenta, il cuore proteso a stare in compagnia con Dio, prima invocandola, poi avvertendola e infine gustando, amando e adorando la sua presenza invisibile. Maria è vissuta di Dio in un clima spirituale di silenzio tenace, che dovremmo chiamare di silenzio vivente perché caratterizzato dal suo permanente rapporto orante col Vivente assoluto. Il silenzio avvolge l’esistenza di Maria, già prima dell’Incarnazione della Parola eterna, poi durante la vita a Nazareth in compagnia del Verbo divenuto carne nel suo seno. Da lei generato, egli è stato affidato alle sue cure educative, certamente esercitate anche con le parole, ma sempre intrise di contemplazione e di raccolta sapienza evangelica. Maria è creatura della Parola ed è stata maestra di essa, mentre era anche donna di deserto: lei ha vissuto il “deserto silenzioso” quale “fonte di progresso in Dio, di vita divina” (cfr., San Gregorio di Nazianzo, Orationes, 3,1). Una donna silente che cerca la Parola e la serve. La forma dell’implicito va tenuta presente anzitutto nell’interpretazione dei non numerosi testi che parlano di Maria nel Nuovo Testamento perché aiuta a superare l’idea che essa sia solo donna di silenzio imparando a scorgere la dimensione-parola dentro lo scrigno di esso. L’evangelista Luca ripete più volte che la Vergine di Nazareth meditava nel silenzio sugli eventi eccezionali dentro i quali Dio l’aveva immessa. “Maria serbava queste cose meditandole nel suo cuore” (Luca, 2, 19). Lei metteva insieme dentro di sé le parti di un grande mistero da scoprire a gradi. Infatti, il mistero dell’incarnazione del Verbo e della divina maternità della Vergine Maria non è affatto facile da comprendere disponendo solo dell’intelligenza umana. Maria oltre a raffigurare questo modello dell’essere Colei che istruisce dal silenzio col silenzio, è anche Maestra e Modello di vita contemplativa. La Sua opera che resta nel nascondimento, non ci sono grandi proclami da Lei fatti, nessun discorso, nessuna oratoria, solo poche pochissime frasi, ma che stanno ad indicare come vivere la sequela cieca e fiduciosa per seguire il Figlio. Nella vita religiosa e contemplativa, proprio questo aspetto di Maria assume valenza centrale nel dialogo intimo con Dio. Ed allora cosa spetta a noi concretamente fare, noi semplici, noi ciechi, noi a volte spettatori della nostra vita, che attendiamo sempre quel segno che doni conferme, che dica presenze, cosa fare dunque? Fermiamoci: tutti corriamo, verso dove? Un mistico tedesco scriveva: “Fermati, dove corri? Il cielo è dentro di te. Se altrove tu lo cerchi, in eterno lo perdi” (Angelo Silesio). Fermarsi per fare silenzio e pregare, per gustare ogni momento come dono di Dio, per ripartire da ogni sconfitta della vita, fermarsi per reiventarsi e creare cose nuove. Calmiamoci: Padre Pio diceva spesso: “Prega e spera, non agitarti. L’agitazione non giova a nulla. Dio è buono e misericordioso, ascolterà la tua preghiera”. Calmarsi, contro l’ansia dell’efficientismo, dell’attivismo e del futuro. Vivere il momento presente è il segreto dei santi, dei saggi e degli artisti. Aspettiamo: la verità si fa strada nel tempo, le opere di Dio si rivelano nel tempo, le persone si manifestano nel tempo. Il tempo è il vero criterio di discernimento per scoprire il grano e la zizzania. Il santo vescovo Don Tonino Bello diceva: “Attendere: voce del verbo amare”, perché la pazienza ottiene tutto. Che Maria ci guidi, ci assista, ci accompagni e ci aiuti ad attendere quella Verità contenuta nel Verbo Amore, dono totale di sé. Concludiamo con questa frase sull’amore di Angelo Silesio: “L’amore è il nostro Dio! Tutto vive d’amore: Come sarebbe beato chi sempre vi restasse!” (cfr., Angelo Silesio, I, 70)