Nel simbolo della Croce si cela la Speranza…

Il simbolo della salvezza dei credenti, nella nostra modernità, sembra passare da un gesto crudele, cruento, vile, una sorta di punizione che indica morte, fallimento, perdita della dignità: la Croce. Ci si può interrogare che senso può avere sottolineare un evento che, parla della morte violenta di Colui che è quel Figlio Prediletto, l’Amato del Padre. La croce è uno dei simboli più importanti per i cristiani di tutti i tempi. Si erge sulle cime delle montagne, si appende alle pareti e viene indossata come gioiello sotto forma di pendente a catena. Ma da dove viene il fatto che la croce, tra tutte le cose, che provoca sempre un sentimento di disagio e di tristezza, è il simbolo chiave di una religione il cui messaggio centrale è la speranza di salvezza e di Risurrezione? Da quando la croce è venerata e perché è ancora attuale? Sono scoppiate aspre dispute teologiche sul significato della croce, che ancora oggi fanno scalpore. Non è quasi possibile rispondere in modo definitivo al significato che il simbolo della croce ha in realtà nella fede cristiana. Nella Bibbia, la croce appare nel Vangelo di Giovanni, negli Atti degli Apostoli e nelle lettere dell’apostolo Paolo. Se la crocifissione di Gesù sia avvenuta davvero su una croce o su un semplice palo. non può essere interpretato con certezza, poiché la traduzione dal greco può significare sia “legno” che “croce“. È solo dalla traduzione del Nuovo Testamento in latino che si parla senza ambiguità della “croce” e della “crocifissione“.

Con la crocifissione di Gesù si è stabilito un collegamento tra l’esistenza terrena e il cielo. L’asse orizzontale della croce rappresenta di solito l’esistenza terrena e la connessione con gli esseri umani. All’asse verticale viene attribuito il significato del divino. Altre interpretazioni vedono negli assi il maschile e il femminile, lo spirito e la materia o l’anima e il corpo. I teologi vedono la crocifissione di Gesù come un intervento di Dio, che dovrebbe servire a ristabilire l’alleanza tra Dio e l’uomo, lacerata dalla caduta dell’uomo. Così, la croce può essere interpretata come un segno di speranza, che rappresenta il perdono dei peccati e la riconciliazione di Dio con l’umanità. Anche i cristiani credenti intendono il simbolo come segno di vittoria: Con la crocifissione e la resurrezione dopo l’atrocità, la morte è stata finalmente superata.

Nel 1969, Papa Benedetto XVI sottolineava l’interpretazione moderna secondo cui il movimento della croce dimostrava che Dio in Cristo ha riconciliato il mondo dentro di sé. Le interpretazioni simboliche del segno della croce sono molteplici e affondano le loro radici nelle Scritture e nella tradizione dei Padri della Chiesa. Ad esempio, San Francesco di Sales afferma che il segno della croce ricorda ai fedeli la Passione di Cristo e la remissione dei peccati. La forma della croce stessa è un richiamo visivo alla crocifissione, il momento in cui Cristo ha vinto il peccato e la morte. Inoltre, tracciando una croce sul corpo, il credente si segna con il simbolo della salvezza, un gesto che afferma la sua appartenenza al Corpo di Cristo. Questa azione assume anche un ruolo protettivo, invocando la benedizione divina e respingendo il male. “La croce è la distanza infinita che Dio ha posto tra se stesso e l’idolo” scriveva Bonhoeffer.

La Croce di Cristo è il vero scandalo di tutta l’umanità. Mai è stato raccontato uno scandalo di questa portata: Dio che muore per amore del suo popolo. Che muore per me, per te, per tutti. Nessuno glie lo ha chiesto, è un suo regalo. Il sigillo dell’amore che ci dichiara fin dall’eternità. Non un amore idealizzato, solo, sterilmente e riduttivamente, intenzionale, ma concreto e impreziosito da una scelta inaudita. Toglie a se per dare a noi. Dona la vita, la luce, l’amore. Muore, diventa tenebra, si fa peccato perché noi avessimo la vita in abbondanza, e sperimentassimo la sua infinita misericordia. Non ci ha trattato secondo i nostri peccati, non ci ha ripagati secondo i nostri errori ma ci ha donato il suo amore mentre eravamo lontani, peccatori. Quando lo rifiutavamo egli si è messo in ricerca dei più lontani, dei più ostinati. Non si è mai arreso dinanzi ai nostri rifiuti, nemmeno quando gli abbiamo girato le spalle, anche allora lui ha cercato di mostrarci il suo volto. Si è lasciato maltrattare, umiliare, spogliare, deridere. Ha ricevuto schiaffi, sputi, è stato provocato ma ci ha provocati col silenzio col dono, col perdono. E le sue braccia sono distese, allargate sulla croce col desiderio di un abbraccio.

Ci raccontano che lui non terminerà mai di attendere pur di soddisfare il suo desiderio di incontro con ciascuno di noi. Dio davvero ci ama, la croce ne è l’attestato e la conferma più drammatica per lui ma salvifica per noi. Il cristiano ai piedi della croce deve chiedere a Dio il dono della speranza che ebbe Maria ai piedi della croce, ossia che il dolore e la morte non avranno mai l’ultima parola. Chiediamo davanti al Crocifisso il dono della speranza! Guardiamo la croce di Gesù e chiediamo di donare totalmente la nostra vita in difesa del bene che viene da Dio e il dono della speranza che di fronte al dilagare di tanto male ci rassicura che sarà il bene di Cristo a vincere. E dalla croce rinasce la vita, come un utero che concepisce, accoglie, cura, custodisce ed apre all’esistenza. Sulla croce Cristo vuole stare con l’amato, con ognuno di noi. Come chi ama desidera stare con l’amato, a costo d’ogni sacrificio. E Dio ci scandalizza perché ci ama da una croce come aurora di vita nuova. Che sia l’inizio di una vera conversione, di un vero e autentico cambiamento di mentalità, che non rimanga solo un “dovere morale” da adempiere per sentirsi migliori, per sentirsi più veri, per sentirsi superiori.

Prof.ssa Maria Pia Cirolla – Teologa

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