Nei suoi anni di lavoro qual è stato il caso o le situazioni che l’hanno colpita particolarmente?
“Sono stata docente di criminologia per tantissimi anni, con i miei studenti esaminavamo di volta in volta i casi giudiziari del periodo in cui si svolgevano i cicli di lezioni. Sicuramente sono stata attratta da quei casi dove le motivazioni scaturivano da pulsioni inconsce e più profonde, rispetto ai casi in cui le motivazioni erano più chiare, come la palese gelosia, le invidie, le rivendicazioni anche economiche.
La criminologia è una scienza molto vasta, si occupa di ogni tipo di reato.
Nei cicli delle mie lezioni mi sono dedicata maggiormente degli omicidi.
I casi che mi hanno particolarmente colpita sono stati quello di Cogne, per le motivazioni che sono radicate nell’inconscio, il caso di Avetrana perché si tratta di un delitto familiare le cui motivazioni non sono così chiare. Il caso Vannini, nonostante tre gradi di giudizio ed esser passato ingiudicato, le motivazioni non sono mai emerse, non c’è stata confessione o pentimento.
I casi interessanti per me sono infiniti, da un punto di vista scientifico il caso che mi ha particolarmente interessato è stato quello di Yara. Da nessun indizio, dal nulla assoluto, alla cattura dell’assassino. Questo caso mi ha interessato dal punto di vista scientifico.
Basti pensare allo studio e la ricerca scientifica con particolare attenzione alle indagini relative al DNA che hanno permesso di dare un nome al colpevole.
I casi che mi hanno veramente colpito sono tutti quei casi in cui le motivazioni sono confuse e vaghe, sono da ricercare per una psicologa criminologa come me proprio nell’inconscio”.
La criminologia, quando è nata la sua scelta di specializzarsi in questo settore e quali i motivi?
“La mia formazione è quella della psicologia anche se oggi molti criminologi provengono dalla giurisprudenza. Il mio desiderio fin da bambina, la domanda incessante che mi ponevo era perché esiste il male, perché alcuni uomini commettono il male, volevo entrare nella testa di chi commette il male, perché non l’ho mai accettato.
Psichiatrizzare il male è spesso inutile perché c’è chi commette il male perché è malato ma c’è chi commette il male in modo gratuito ed è quello che io definisco il male assoluto. Quindi il voler entrare nella mente di chi fa del male è stata la molla che mi ha fatto proseguire in questo cammino fino ad arrivare alla specializzazione della criminologia che è una scienza che serve anche a prevenire i reati. Essendo la mia formazione psicologica, l’aspetto psichico era quello che mi interessava approfondire”.
Parliamo di violenza, lei ci insegna, dalla sua esperienza, che ci sono diverse forme di violenza…
“Sulla violenza potrei parlare per ore, la violenza fa parte dell’individuo e si può esplicare in tantissimi modi. La violenza verbale, la violenza psicologica, che lasciano ferite profonde come quelle delle coltellate. C’è una violenza di cui mi sto occupando insieme ad una valente collega, il bullismo, che in questo momento non ha eguali. Io sono un’anziana docente, ai miei tempi, il bullo era quello che ti rubava la merenda, ti diceva ciccione o quattr’occhi perché avevi gli occhiali. Adesso invece il bullismo è esteso in maniera esponenziale, accompagnato dal cyberbullismo.
Il 3 giugno, sarò relatrice ad un convegno ai cui parteciperanno 24mila avvocati, tutta la Cassa Forense di Roma e parlerò di bullismo e cyberbullismo. E’ un fenomeno devastante che può rovinare la vita di qualunque ragazzo spingendolo fino al suicidio.
Ci sono forme di violenza dettate dalla rabbia, vendetta, possesso.
La violenza da perversione sessuale, la pedofilia.
La violenza domestica, i maltrattanti in genere, la violenza gratuita dell’uomo manesco, che considera la donna inferiore.
La violenza delle associazioni criminali, mi sono trovata più volte nel carcere di Sulmona, un carcere speciale dove vige l’ergastolo ostativo, quello dato alle associazioni a delinquere di stampo mafioso, camorristico, in queste situazioni troviamo la violenza di potere di sopraffazione delle famiglie malavitose”.
Qual è il suo consiglio o raccomandazione per i nostri lettori?
“Alla sua ultima domanda mi verrebbe da risponderle non da criminologa: amor omnia vincit, l’amore vince su tutto.
La mia raccomandazione più pratica e pragmatica è di fare molta attenzione alle persone che ci circondano, di non lasciare i figli molto tempo da soli, specialmente davanti al computer, perché dal computer può venire di tutto. Parlare con i propri figli, stare attenti se manifestano disagi o delle regressioni nel loro comportamento perché ci possono essere casi di bullismo o pedofilia.
Un bambino che ritorna fare la pipì a letto dopo anni è segno che qualcosa non funzioni e può essere legato alla criminalità.
Una raccomandazione alle donne: state attente al partner specialmente all’inizio di una relazione.
Uno schiaffo dato oggi, uno spintonamento magari in seno ad una scenata di gelosia, che potrebbe anche lusingare, saranno le botte di domani, saranno le sopraffazioni economiche e psicologiche, fisiche di domani e quindi, quelli sono uomini da lasciare immediatamente. Il mio consiglio è quello di stare con gli occhi aperti, vigilare, essere prudenti.
Pensiamo che tutto quello che accada agli altri, a noi non accadrà mai.
Non pensiamo che accada tutto agli altri, che a noi non passa accadere nulla, gli altri, in un momento della nostra vita, possiamo essere noi”.