Il maestro Guadagnuolo espone la propria opera “Femminicidio – rosso, bianco, nero” il 24 novembre prossimo alle ore 18,00, con il patrocinio del Comune di Ardea, nella Sala Consiliare in Via Laurentina, l’ingresso è libero. L’opera scultorea dell’artista si colloca nel contesto della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne 2017. Un appuntamento per richiamare l’attenzione alle violenze e discriminazioni di cui sono ancora argomento in tanti angoli del mondo le donne. È per questo che, in occasione di questa importante giornata, sarà presentata ad Ardea alle porte della Capitale, l’opera scultorea in cui si vede la donna “oggettivizzata e sessualizzata”. L’artista vuole rivolgere l’attenzione su questa ferita della società contemporanea non ancora sanabile, purtroppo, più che mai, attuale e, indurre le nuove generazioni ad un comportamento di aiuto e di educazione vicendevole. L’opera punta a stimolare il mondo interiore, indicando la congettura retrograda, di chi crede ancora la donna, un oggetto da padroneggiare. Il disastro di talune relazioni sentimentali ed atteggiamenti esaltati, spinti fin oltre ad eccessi, ha dato vita a delle battaglie di sensibilizzazione, attraverso l’arte, da parte del noto artista. L’interesse dell’opera scultorea di Guadagnuolo cela proprio ciò che è compendiato in “drammaticità”. Questo dramma sopravvissuto da tante donne, s’identifica in questo caso nelle gambe lunghe e magre, seducenti, di due donne in rosso e in nero, che vibrano di vita e voglia di vivere. È come se, Guadagnuolo, ci volesse dire, che la donna non è soltanto gambe da mostrare in un’esibizione o su un manifesto urbano o ancora a sfilare nelle passarelle del cinema o della moda, quindi la presenza del colore del rosso e nero della scultura serve a sottolineare il carattere drammatico della circostanza. C’è un altro aspetto più drammatico, in mezzo alle gambe della scultura domina la morte, sono assemblati tre teschi uno rosso (la violenza), uno bianco (la purezza) uno nero (il crimine), simboli di morte di tre destini alla quale la donna va incontro senza saperlo. Le gambe delle due donne separano il rosso e il nero delle scarpe sanguinate cui è stata negata la loro libertà. Scrive lo psicologo e psicoterapeuta Claudio Nudi: «Daliniano en noir, diretto e graffiante, attraverso un femminile declinato nei colori del sangue e della morte che ti entra dentro senza tanti complimenti e ti ferisce nella sua immediatezza, Guadagnuolo s’identifica con la logica grezza e brutale dell’aggressore e ci sottolinea l’immenso potere della seduttività del femminile visto come colpa da espiare con la morte. Un tema con cui l’uomo non ha mai fatto completamente pace: la bellezza come tentazione e desiderio, e dunque come straordinario potere, sebbene innocente, che sottomette senza appello il maschio alle sue scelte, e che quindi va piegato con la forza. Una storia antica che ancora non è stata riconciliata perché rimette ogni volta in discussione gli istinti più primordiali e le pulsioni più elementari; una vicenda antichissima che richiederà tanta cultura e tantissimi anni per essere almeno in parte pacificata». L’opera di Guadagnuolo ci dice proprio questo, perché ci vuole comunicare come dietro quelle gambe, viste solo come un oggetto sessuale e di solo piacere, ci sia un corpo pensante che vive di sentimenti ed emozioni. È un cosmo stupefacente, la vita della donna, colmo di sentimenti, dove spesso vi è l’inadeguatezza di riuscire a comprenderlo e quindi ad amarla. La scultura-installazione, dunque è densa di carica emotiva, è simbolo di una transrealtà corporea che si concretizza attraverso un gioco di pieni e di vuoti. L’artista mantiene con quest’opera una sua prospettiva e si compone su diversi piani, in un palcoscenico sì enigmatico, ma di grande riflessione. Ed ecco che la riflessione porta a pensare, ancora oggi, a diverse donne pur di realizzare la propria carriera, o semplicemente per lavorare, sono costrette ad abbandonarsi a servizi sessuali, come la cronaca ha informato recentemente sugli scandali cinematografici e politici. Sappiamo che, intorno al mondo femminile, anche se più volte si finge di esserne all’oscuro, per certe professioni, sia ricercata la bella appariscenza e non solo. Come alla sequela di comunicati mass-mediali, che pretendono le donne bellissime e provocanti, dominate da uomini che vedono la donna da sottomettere come oggetto di piacere del sesso. Oppure donne dell’Est europeo o dall’Africa portate negli Stati cosiddetti “ricchi” con il raggiro di un lavoro e poi obbligate al disonore della strada diventando prigioniere delle loro stesse gambe da mostrare come manichini di appagamento fisico. Purtroppo ci sono ancora persone del mondo maschile che, con i loro comportamenti, disprezzano, umiliano, affliggono, oltraggiano l’onorabilità della donna, obliando quanto ciascuna sia unica ed encomiabile di considerazione. Tutto ciò ci fa inorridire, specie quando si dice che viviamo in un Paese cosiddetto “civile”. La scultura di Guadagnuolo è ben eloquente su questo argomento e il suo messaggio arriva subito e va diretto alla riflessione per sperare di vivere una vita rispettosa nei rapporti e che salvaguardi la dignità umana.
fonte archivio Guadagnuolo