Quando si ha una “mamma” si sta sereni, quando si viene avvolti dall’abbraccio di calore che solo una madre sa dare, non si ha paura ed anche le ferite più profonde si superano con la forza di questo amore che salva, che cura, che sa come far crescere nella speranza.
Inizia il nuovo anno, veramente per qualcuno prosegue con gli stessi aneliti di quello appena lasciato. Il 1 Gennaio segna l’inizio di una nuova pagina della vita che si propone da scrivere e da scoprire, speranze, sogni, prospettive lo accompagnano. Liturgicamente ci viene ricordato con questa Solennità che Maria è Madre di Dio e, di conseguenza, Madre dei credenti e non. Questa Solennità ha un fondamento storico e liturgico: il dogma della Maternità Divina di Maria fu proclamato dal Concilio di Efeso l’11 ottobre del 431. Con questa festa, che ha origine dalla tradizione pagana delle “strenae”, si conclude l’Ottava del Natale del Signore. Nel rito ambrosiano si celebra nell’ultima domenica di Avvento. Dal 1968, per volontà di papa Paolo VI, in questo giorno si celebra la Giornata mondiale della Pace. La solennità di Maria SS.ma Madre di Dio, èdefinita comela prima festa mariana comparsa nella Chiesa occidentale.
Originariamente la festa rimpiazzava l’uso pagano delle “strenae” (strenne), i cui riti contrastavano con la santità delle celebrazioni cristiane. Il “Natale Sanctae Mariae” cominciò ad essere celebrato a Roma intorno al VI secolo, probabilmente in concomitanza con la dedicazione di una delle prime chiese mariane di Roma: S. Maria Antiqua al Foro romano, a sud del tempio dei Castori. La liturgia veniva ricollegata a quella del Natale e il primo gennaio fu chiamato “in octava Domini”: in ricordo del rito compiuto otto giorni dopo la nascita di Gesù, veniva proclamato il vangelo della circoncisione, che dava nome anch’essa alla festa che inaugurava l’anno nuovo. La chiesa con la proclamazione di Maria Madre di Dio (Theotòkos), non ha inteso soltanto riconoscere nella vergine un singolare privilegio in cui si esprima in forma eminente la potenza del braccio divino, ma ha voluto mostrare gli aspetti più esaltanti del progetto divino sul mondo: che Gesù non ha soltanto un Padre, ma anche una Madre; che Maria ha una funzione esemplare nel piano divino, rendere visibile e fare rifulgere la componente materna dell’amore di Dio; che Dio vuole essere posto nelle nostre mani, analogamente a come è stato posto sulle mani di sua madre. Maria è una creatura come tutti noi, ma in forza di questo singolare privilegio di essere la madre di Dio, svolge nel piano salvifico una funzione esemplare o rivelatrice: mostrare che l’amore e la vita divina realizzano al loro interno in forma eccellente anche la componente materna dell’amore, che la Scrittura ha cantato in tanti modi e che noi vogliamo rievocare nell’immagine tratta dal profeta Osea, con cui Dio solleva Israele alla sua guancia come fa appunto la madre con il suo figlio (cfr. Osea 11,5) o del salmo che invita a dimorare al riparo delle ali dell’Altissimo (Salmo 91,4). Nell’immagine di Maria che avvolge di fasce il suo bimbo, prestandogli le sue cure materne, è evocato un aspetto davvero sconcertante del disegno divino, che è la volontà di abbandonarsi alle mani degli uomini.
Dio vuole che la sua creatura possa intrattenersi con lui in un rapporto di amore e di intimità, che l’uomo possegga Dio, lo abbia nelle sue mani, possa gustarne la dolcezza, riempirsi delle sue ricchezze, essere illuminato dalla sua luce, consolato dalla sua Parola, rassicurato dalla sua protezione. In questo senso il gesto della comunione nella quale riceviamo nella mano il corpo di Cristo esprime anche nel rito sacramentale la verità di questo messaggio; Dio si dona alla sua creatura, perché essa possa bearsi della sua presenza e dimenticare in questo incontro tutte le sue amarezze. Dio è tanto convinto di ciò, da non temere nemmeno i rischi connessi, i colpi di flagello, la corona di spine imposta sul suo capo, i chiodi, il colpo di lancia, tutti i “doni” prodotti dalle mani di quelle creature che egli è venuto a redimere. Papa Benedetto XVI, durante un’udienza di alcuni anni fa, affermava: “Maria invita tutti gli uomini di buona volontà, tutti coloro che soffrono nel cuore o nel corpo, ad alzare gli occhi verso la Croce di Gesù per trovarvi la sorgente della vita, la sorgente della salvezza”. Il discepolo amato accoglie Maria nella sua casa; noi invece, chiamati ad essere tutti discepoli di Gesù per mezzo del Battesimo, come accogliamo Maria nella nostra vita, nel nostro cuore, quale modello cui ispirarci?
L’immagine di Maria che volge lo sguardo al Bambino Gesù commuove profondamente Matteo, che vede in quello sguardo materno l’amore per l’umanità intera; ripeterà spesso che Maria guarda ciascuno di noi con quello stesso amore, con quella delicatezza di madre. Matteo guarda a Maria come modello di semplicità per eccellenza, come Colei che nella sua “apparente fragilità” ha saputo “schiacciare con forza il peccato”; Maria è per lui esempio di Colei che ha saputo accettare la volontà di Dio: “Tu, che con il tuo Sì hai accettato la volontà di Dio”. Se Maria è nostra Madre, consideriamo quanto ci ama. L’amore per i figli è una necessità di natura. Per questa ragione, come riflette san Tommaso, la legge divina impone ai figli il precetto di amare i genitori, ma non esiste un precetto formale per i genitori di amare i figli, perché l’amore verso la propria prole è insito nella natura stessa con tanta forza che, come dice sant’Ambrogio, “perfino gli animali più selvaggi non possono fare a meno di amare i loro piccoli”. Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio del suo grembo? Anche se vi fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai (Is 49,15). Maria è nostra Madre non secondo la carne, ma di amore: è il suo amore per noi che la fa diventare nostra Madre. Consideriamo le ragioni di questo amore, e così capiremo meglio quanto lei ci ama. La prima ragione del grande amore di Maria per gli uomini è il suo grande amore verso Dio. L’amore di Dio e l’amore del prossimo rientrano nello stesso precetto: Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello (1Gv 4,21). Perciò quando cresce l’uno, progredisce anche l’altro. I santi, che tanto amavano Dio, cosa non hanno fatto per amore del prossimo? Essi sono arrivati a esporre e a perdere la libertà e perfino la vita per la salvezza del prossimo. Nelle Indie San Francesco Saverio s’inerpicava per le montagne, affrontando pericoli di ogni genere, per andare a trovare i poveri indigeni che vivevano nelle caverne come le fiere e per condurli a Dio.
Maria, donna docile allo Spirito e sempre pronta a compiere la volontà del Padre, è Colei che realizza al femminile la pienezza attuatasi in Cristo, che tuttavia resta l’unico Signore e Salvatore. Con il suo Fiat e con la sua maternità, Maria coopera al realizzarsi delle redenzione e, in quanto Madre di Gesù, partecipa in modo singolare, ed unico all’azione di Dio. In lei “la Donna per eccellenza, il femminile ha raggiunto il suo più sublime livello umano, ma soprattutto è divenuto partecipe, associandosi allo Spirito, dello stesso mistero di Dio”. Maria è “cattedrale del silenzio” scriveva S.E. don Tonino Bello. Perché? Lei è una donna di poche parole, ma il suo silenzio, non è solo assenza di voci. Non è il vuoto di rumori. E neppure il risultato di una particolare ascetica della sobrietà. È, invece, l’involucro teologico di una presenza. Il guscio di una pienezza. Il grembo che custodisce la Parola. Con Maria il vivere assume novità di vita: il vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all’ebrezza del vento; vivere è assaporare l’avventura della libertà; vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te. Stare con gli ultimi significa lasciarsi coinvolgere dalla loro vita. Sia Maria la guida, il conforto, il rifugio, la consolazione, la difesa, il porto sicuro di quanti sono ansiosi di libertà, di verità, di desiderio di amore vero.
Buon Anno 2024 a Tutti i Lettori
Prof.ssa Maria Pia Cirolla – Teologa