Annunciazione: Angelus Domini nuntiavit Mariae
L’annuncio portatore di speranza
Mentre il silenzioso cammino quaresimale, lentamente, avanza verso la Pasqua, da poco festeggiato San Giuseppe (19 marzo), un nuovo evento ricorda alla nostra fede qualcosa di importante. Questo è quello che ci insegna la Festa di oggi ovvero l’Annunciazione della Beata Vergine Maria; in questo annuncio Le si ricorda e, ci ricorda, che sarebbe stata Lei, il grembo, l’Arca della Nuova Alleanza, Lei a generare il Figlio, l’Unigenito, il Salvatore. Un Angelo, Gabriele, mandato da Dio, si reca a casa di Maria e le porta un messaggio che riempirà la sua umile vita di stupore, di smarrimento, di incredulità. Questo annuncio poi, arriva nel silenzio, in una umile casa, dove ad abitarci si trova una ragazza dal cuore semplice, che vive una vita semplice, che avrebbe dovuto diventare, e lo diventerà, la sposa di un giovane falegname, Giuseppe.
Questo era il destino disegnato per lei dalle menti umane, la sua famiglia; questo era il percorso che si sarebbe dovuto consumare, secondo i dettami umani nella vita di questa creatura, ma arriva l’Angelo, arriva l’Annuncio, e tutto cambia! Ma noi? quali sono le promesse di Dio nella nostra vita, quelle realizzate e quelle future? Che tipo di annunci aspettiamo davvero si realizzino per noi? Quanto ci abbandoniamo al progetto che Dio ha su di noi? Domande che precedono già tante risposte, ma che hanno bisogno di qualche secondo di riflessione se desideriamo dare a noi stessi risposte nella Verità. Prima di svelarle il contenuto del messaggio, Gabriele rivolge a Maria un cenno di saluto, tradotto in latino con “Ave” e in italiano con “Rallegrati”; è migliore la traduzione italiana, perché – pur trattandosi di una semplice formula di saluto – le parole dell’angelo nel greco di Luca contengono una sfumatura di gioia. Ma più che nel “rallegrati”, la meraviglia e anche l’incomprensione trovano posto in quanto l’Angelo dice dopo: “piena di grazia” e “il Signore è con te”. Dietro all’appellativo “piena di grazia” c’è in greco un verbo al participio perfetto passivo; sta a dire uno stato di Maria, una sua qualità stabile, provocata niente meno che da Dio: è ricolma della benevolenza di Dio. Che cosa significa? È questa la domanda che Maria stessa si pone, di fronte ad una frase che in sé vuol dire tutto e non vuol dire niente. Una cosa è comunque chiara, fin da queste prime battute del discorso di Gabriele: è Dio il protagonista dell’annuncio. È Dio che ricolma Maria della sua benevolenza e le assicura la sua vicinanza, le garantisce protezione; la frase “il Signore è con te”, frequente nell’Antico Testamento, è una promessa d’aiuto da parte di Dio. Il saluto dell’Angelo a Maria, pertanto, è vago nel contenuto ma fornisce una chiave di lettura per i versetti successivi: le parole di Gabriele contengono certo un impegno, una missione per Maria, ma prima di tutto sono l’annuncio di quanto Dio ha fatto e sta facendo. Le parole di Gabriele sono, fin dall’inizio, una rivelazione di Dio. Nella storia dell’esegesi, la domanda posta da Maria al v. 34 “come è possibile questo”, ha avuto un’infinità di interpretazioni; non solo per le implicazioni dottrinali riguardanti la verginità della Madre di Gesù, ma anche perché di fatto il versetto è un pochino oscuro, manca di qualche passaggio logico: perché mai, all’annuncio lieto della maternità, Maria ha risposto dicendo di essere ancora vergine? L’Angelo infatti non le dice “hai concepito”, ma “concepirai”. Scartando l’ipotesi, formulata già da S. Agostino, che Maria avesse fatto un voto di verginità (nel qual caso non avrebbe senso l’essere promessa sposa di Giuseppe), rimane la difficoltà di capire il perché di una tale obiezione, che suona illogica. Comunque sia, le parole di Maria sono un’affermazione chiara di verginità: per sua stessa ammissione Maria è vergine, per cui il figlio che nascerà da lei non è frutto di un rapporto con Giuseppe o con altri uomini. L’Angelo Gabriele risponde a Maria e spiega com’è possibile che, pur essendo vergine, diventi la madre di Gesù: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra» (v. 35); cioè: il concepimento di Gesù sarà opera di Dio. Da notare che, “Nulla è impossibile a Dio”. Questa è la tesi che Gabriele sostiene, come prova della novità assoluta che ha appena annunciato a Maria; e a fondamento di una tale affermazione porta l’esempio di Elisabetta. È interessante notare che per provare la sua promessa l’Angelo non fa un ragionamento né tanto meno chiede un salto nel buio; racconta un avvenimento, un caso concreto e vicino a Maria, che dimostra quanto sia vero che nulla è impossibile a Dio. Ed è importante ora soffermare la nostra riflessione sulla risposta che Maria darà a questo annuncio: “Ecco l’ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua parola” (Lc 1,38). In questo “Fiat”, così sia, Eccomi, si adempiano le Tue parole, è racchiuso il mistero della salvezza dell’umanità. Il suo “sì” racchiude una forza che travalica il tempo, lo riempie di grazia e di benedizione.
“L’Angelo chiede l’assenso di Maria per l’ingresso del Verbo nel mondo. L’attesa dei secoli passati è concentrata su questo punto; ne dipende la salvezza dell’uomo. San Bernardo, nel commentare l’Annunciazione, esprime stupendamente questo momento unico, quando dice, rivolgendosi alla Madonna: “Tutto il mondo aspetta, prostrato ai tuoi piedi; né senza ragione, perché dalla tua bocca dipende la consolazione degli afflitti, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza, infine, di tutti i figli di Adamo, l’intera tua stirpe. Affrettati, Vergine, a rispondere” (Cfr., San Bernardo, In laudibus Virginis Matris, Homilia IV, 8; in “Sermones”, 1, edd. J. Leclercq et H. Rochais, S. Bernardi Opera Omnia, IV, Romae 1966, pp. 53-54).
E l’assenso di Maria è un assenso di fede. Si trova sulla linea della fede. Giustamente, pertanto, il Concilio Vaticano II, nel riflettere su Maria come prototipo e modello della Chiesa, ne ha proposto l’esempio di fede attiva proprio nel momento del suo Fiat: “Maria non fu strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma… cooperò alla salvezza dell’uomo con libera fede e obbedienza” (Lumen Gentium, 56).
A battere le stesse orme della fede operosa di Maria ci invita perciò l’odierna solennità: una fede generosa, che si apre alla Parola di Dio, che accoglie la volontà di Dio, qualunque essa sia e comunque si manifesti; una fede forte, che supera tutte le difficoltà, le incomprensioni, le crisi; una fede operosa, alimentata come viva fiamma di amore, che vuol collaborare fortemente col disegno di Dio su di noi. “Eccomi, sono la serva del Signore”: ciascuno di noi, come invita il Concilio, dev’essere pronto a rispondere così, come Lei, nella fede e nell’obbedienza, per cooperare, ciascuno nella propria sfera di responsabilità, alla edificazione del Regno di Dio” (Estratto di un discorso di Papa Giovanni Paolo II durante una UDIENZA GENERALE, Mercoledì 25 marzo 1981).
Le parole si fermano dinnanzi alla maestosa grandezza del dono! L’atteggiamento che predomina è quello che conduce verso la “fiducia”, verso la cieca e totale necessità di far emergere la certezza nella speranza certa, in questo scambio di promesse definite e donate. E a noi cosa insegna oggi questo annuncio? Cosa produce come atteggiamento nelle nostre case pervase dalla sfiducia, dal mutismo di relazione, da muri costruiti mattone dopo mattone che fanno vivere senza anima, senza spirito? Qualcosa forse ha insegnato, qualcosa ancora dovrà insegnare, qualcos’altro non sarà mai motivo di insegnamento.
L’umiltà di Maria ci accompagni ogni giorno nelle nostre vite, ci custodisca dalla tentazione del relativismo di una fede solo esteriore, che si concreta sulla devozione, ma che manca alcune volte, della vera e spontanea volontà di adesione al volere divino, e quando la prova della vita attanaglia, spinge verso la paura, lo scoraggiamento, è davvero difficile dire “Fiat”, è difficile vedere la bellezza della generosità del Creatore che silenziosamente, come Padre amorevole, si prende cura dei suoi figli, ma che viene visto come arido potatore, che taglia solo rami secchi, che brucia ciò che deve fondersi per essere forgiato. Possa l’intercessione di questa Madre Amorevole aiutarci a dire i nostri piccoli e tremanti “fiat” nella vita, con la vita, per la vita