Consapevolezza, discernimento e capacità comunicativa nella semplicità di vita. Potremo sintetizzare così, con un linguaggio simbolico moderno, la figura e la spiritualità di questa piccola donna, ma grande nella fede come lo è stata e lo è Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, Carmelitana Scalza.

Tra le tante figure di cui si fregia per grandezza spirituale l’Ordine Carmelitano, quella di Teresa di Gesù Bambino in seno alla famiglia carmelitana chiamata Teresa la Piccola, per differirla dall’altra grande santa Teresa di Gesù (d’Avila) denominata Teresa la Grande, questa di cui oggi parliamo, rimane un mistero per molti di noi contemporanei. Qualche nota biografica: Santa Teresa di Gesù Bambino nasce ad Alençon in Francia il 2 gennaio 1873 da Louis Martin e Zélie Guérin . Viene battezzata due giorni dopo con i nomi di Maria Francesca Teresa. Alla morte della madre avvenuta il 28 agosto 1877 si trasferisce con tutta la famiglia a Lisieux. Desiderosa sin da piccola di abbracciare la vita religiosa, nel 1988 a 15 anni entra nel Carmelo di Lisieux dove già vivevano le sorelle Paolina e Maria. Riceve l’abito dell’Ordine della Vergine ed emette la professione religiosa l’8 settembre 1890. Il suo nome da consacrata è suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo. Su invito della madre superiora tiene un diario sul quale annota le tappe della sua vita interiore. Nell’edizione originale, la raccolta porta il sottotitolo “Storia primaverile di un fiorellino bianco”. Ma sotto l’apparente romanticismo, sottolinea il Dicastero delle cause dei santi, si nasconde in realtà un cammino duro verso la santità segnato da una forte risposta all’amore di Dio per l’uomo.

Dopo nove anni di vita religiosa, Teresa muore a soli 24 anni, il 30 settembre del 1897, a causa della tubercolosi: beatificata nel 1923 da Papa Pio XI che la considera la “stella del suo pontificato”, viene canonizzata due anni più tardi, il 17 maggio 1925. Il 14 dicembre 1927 lo stesso Pontefice la proclama patrona universale delle missioni insieme a san Francesco Saverio. Si realizzava così un sogno mai realizzato in vita: “Vorrei essere missionaria non soltanto per qualche anno, scrisse infatti santa Teresina, vorrei esserla stata fin dalla creazione del mondo ed esserlo sino alla consumazione dei secoli”. La domenica del 19 ottobre 1997, Giovanni Paolo II ha proclamata santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo “Dottore della Chiesa” sottolineando nell’omelia: “La strada da lei percorsa per raggiungere questo ideale di vita non è quella delle grandi imprese riservate a pochi, ma è invece una via alla portata di tutti, la “piccola via”, strada della confidenza e del totale affidamento alla grazia del Signore. Non è via da banalizzare, come se fosse meno impegnativa. Essa è in realtà esigente, come lo è sempre il Vangelo. Ma è via permeata di quel senso di fiducioso abbandono alla divina misericordia, che rende leggero anche il più arduo impegno dello spirito”.

Una santa “solo” giovane, morta ad appena 24 anni; la santa della semplicità e dell’amore; la santa dell’abbandono fiducioso alla volontà di Dio. Sono queste le qualità che rendono santa Teresa di Gesù Bambino così cara al cuore dei giovani d’oggi, come hanno testimoniato le moltitudini convenute a Parigi, e come ha detto il Papa annunciando l’imminente proclamazione di Teresa di Lisieux: Dottore della Chiesa: “Il messaggio di santa Teresa, giovane santa così presente nel nostro tempo, è particolarmente adatto a voi giovani: alla scuola del Vangelo, ella vi apre il cammino della maturità cristiana; vi chiama ad una infinita generosità; vi invita ad essere nel “cuore” della Chiesa i discepoli e i testimoni ardenti della carità di Cristo”. Ma la decisione di Giovanni Paolo II stupisce per un motivo tutto particolare: il contrasto tra la santità di Teresa e quella degli altri Dottori della Chiesa cui essa si aggiunge. Per soli 32 suoi figli la Chiesa ha ritenuto nel corso dei secoli di riservare l’appellativo di Dottore, per sottolinearne la santità di vita e l’ortodossia, ma soprattutto la grande sapienza teologica in genere consacrata in opere monumentali. Trenta uomini e due sole donne, finora, una delle quali, la carmelitana (come santa Teresa di Lisieux) Teresa D’Avila, grande riformatrice e rigorosa scrittrice. Bene: di fronte a tali esempi, risalta ancor di più la sapienza della fanciulla che oggi il Papa indica ad esempio ai giovani: autrice di tre soli libri, scritti a mano su quaderni di scuola, su richiesta delle sue superiori. Praticamente non destinati alla pubblicazione; eppure diventati subito, appena conosciuti, dei veri best sellers. Il condensato dell’esperienza spirituale di un’anima che ancora si impone all’attenzione. Il miracolo di santa Teresa. Che cosa rende un santo così speciale? Una definizione difficile da riassumere in poche righe, senza scadere nella banalità, o perfino nell’errore. Consultando qualsiasi dizionario leggeremo che, nell’ambito della Chiesa cattolica, “santo” è un uomo o una donna che ha saputo vivere seguendo l’esempio di Gesù e che durante la propria vita ha dato prova di virtù cristiane fino ad annullare o addirittura sacrificare la propria esistenza in nome della propria fede. Santa Teresa di Lisieux non è una semplice santa.

È venerata come patrona dei missionari, ed è anche una delle sante patrone di Francia. Ma di cosa parlano le opere lasciate da Santa Teresa? È fondamentale comprendere in cosa consistesse la sua dottrina, dal momento che è proprio in essa che risiede la ragione ultima della sua santità. Come abbiamo già accennato fin da bambina Teresa mostrò una sorprendente propensione all’amore verso Gesù. Sarà proprio questo amore il cuore dell’opera teologica e letteraria di Teresa, la ricerca della santità nei piccoli gesti quotidiani, anche quelli apparentemente più insignificanti, ma che diventano immensi se compiuti in nome dell’amore per Dio. Nessun atto di eroismo, nessuna azione plateale. Santa Teresa seguiva quella che lei stessa aveva definito la “piccola via”. Nel suo sentirsi piccola e inadeguata, nella quotidiana presa di consapevolezza dei propri limiti, lei si rendeva conto dell’enormità dell’amore di Dio, al quale non possiamo fare altro che affidarci come bambini, in assoluta fiducia e innocenza. Tanto più ci sentiamo piccoli davanti a Dio, tanto più Lui ci amerà, perché la Sua natura lo porta a chinarsi verso tutto ciò che è piccolo e bisognoso di amore. Per questo Santa Teresa si firmava nelle proprie lettere aggiungendo al proprio nome l’appellativo piccolissima. In questa lode alla piccolezza sta la grandezza di Santa Teresa del Bambino Gesù. Pio X, che la definì Stella del mio Pontificato o anche La mia piccola Santa, disse che sebbene non vi fosse nulla di straordinario in lei, proprio la sua estrema semplicità era la cosa più straordinaria e degna di attenzione che contraddistingueva la sua anima. E Benedetto XVI parlando della sua opera più famosa, Storia di un’anima, disse: “La Storia di un’anima è una meravigliosa storia d’Amore, raccontata con una tale autenticità, semplicità e freschezza che il lettore non può non rimanerne affascinato!”. Possa questa giovane grande donna, santa, amica dei giovani suscitare sentimenti di purezza, di verità e di donazione di sé ai nostri giovani oggi, in un mondo che parla un linguaggio diverso, che stride con il desiderio di donazione di sé, alla ricerca del Bene vero.

Prof.ssa Maria Pia Cirolla – Teologa

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